lunedì 27 novembre 2023

C'E' ANCORA DOMANI di PAOLA CORTELLESI - recensione breve di Tiziano Astolfi © 2023

 

C'E' ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi  

recensione breve di Tiziano Astolfi © 2023

C’E’ ANCORA DOMANI è un film interessante ma crudo e rivolto soprattutto agli uomini. Un film che particolarmente fa star male la platea maschile, quella dotata di maggiore sensibilità. Un film verità tratto dai racconti della madre e soprattutto della nonna  della stessa Cortellesi, protagonista e regista del film. Girato in bianco e nero, il film permette allo spettatore di immedesimarsi con più efficacia come se fosse alla visione di un reale documento dell’epoca. Il periodo storico è quello del secondo dopo guerra e a ridosso delle elezioni politiche del 1946 nella scelta tra monarchia e repubblica per l’assemblea costituente. L’audio un po’ difficile per via della parlata romanesca sia nei modi di dire che per la forma tipicamente dialettale è comunque supportato da una efficace scelta delle musiche che sottolineano le fasi salienti tra commedia e dramma.  



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martedì 3 maggio 2022

RUGHE DELLA NATURA di Tiziano Astolfi © 2022


 RUGHE DELLA NATURA   

di Tiziano Astolfi © 2022

                                       

Salve, rughe della natura, voi che togliete la luce del sole, presto alla mattina e nella quiete della sera privando agli umani di questa terra di veder  incantevoli  tramonti, salve! Roteando il capo dal centro della conca l'occhio attento e severo osserva la lunga catena frastagliata che  tutta intorno avvolge l'intera comunità.  

La luce dell'alba che tarda a venire è nascosta ad est da una gigantesca gobba simile ad un inquietante e oscuro mostro dormiente, detto il Colle, mentre ad ovest una cresta continua dal nome Mendola pone altrettanti limiti rendendo  la durata della giornata più corta di quanto potrebbe. Il sottostante fiume di nome Adige, proveniente da nord, scorrendo nella medesima valle sfiora il capoluogo atesino e, proseguendo verso sud, accoglie dopo pochi chilometri  l'altro fiume che circonda la città: l'Isarco. Salendo rapidamente a nord in postazione San Genesio, subito si accende incuriosito  lo sguardo verso la zona meridionale dove la catena delle rughe lascia intravvedere... piccoli lembi dell' amata patria. 

Per molti terra di transito, per giovani luogo di partenza, per anziani oasi di pace e tranquillità, per pochi luogo di meditazione ricordando la travagliata storia di questa terra di confine. Il pensiero metafisico affiora di tanto in tanto togliendo ogni limite imposto dalla strana e complessa società nella quale, alternandosi in tempi diversi, gli uni cercano di dominare gli altri.

Pur nato in questa piccola terra,  incolta  e chiusa  non solo geograficamente, nasce spesso in me il desiderio di evadere verso l'estendersi della pianura dove il sole della sera allunga le ombre arricchendo la visuale di un magico mistero.

La lontananza rende il pensiero distante e a volte malinconico... l'aria, l’acqua, i ricordi d'infanzia, le  antiche conoscenze mi legano a questa strana terra dalla quale bisogna sempre prima evadere, per desiderare poi di farvi ritorno.




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giovedì 20 maggio 2021

IO SONO GIORGIA - recensione di Tiziano Astolfi © 2021

 IO SONO GIORGIA -   breve recensione di Tiziano Astolfi © 2021


20 maggio 2021 

Un libro interessante, una cronologia autobiografica di piacevole lettura,  bene descritta  in un periodo storico da tutti riscontrabile e in particolare da qualsiasi lettore che abbia superato gli "anta" da qualche decennio. Un libro che dovrebbe essere letto da chiunque voglia prima conoscere  e poi criticare Giorgia Meloni. Trecentoventisette  pagine che mettono a nudo debolezze e  punti di forza di una donna con ideali chiari acquisiti con passione, ammirevole forza di volontà e tenacia nel corso di una difficile appartenenza politica. Un libro-racconto appassionato in cui l'autrice  parla di sé in prima persona a tutto tondo, dalle sue radici alla sua infanzia, dai suoi rapporti famigliari nel ruolo di madre all'importante ruolo politico nel complesso parlamento italiano ed europeo.    

                                                                                                     Tiziano Astolfi


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domenica 3 maggio 2020

SMART WORKING - IMPRESSIONI di TIZIANO ASTOLFI © 2020


Smart working - impressioni      di Tiziano Astolfi © 2020

"Smart-working", letteralmente “lavorando intelligentemente”.   Questa nuova (im)postazione è una bella idea o una delusione? Chi lo sa?!  Con un click apri un mondo  e lo vedi a tutto tondo, forse come mai prima. Sul tavolo hai un panino, un sandwich o un tramezzino.  Gli occhi fissi sul display, seduto, attento e concentrato comunque  sempre bene pettinato, a volte anche un po’ truccato perché tu sai che sei  inquadrato come fossi una star della tv. Un chilometro oppure mille non hanno davvero importanza perché trovi tutto lì in una stanza. Con un panno sulle  ginocchia, puoi lavorare anche in pigiama con vicino chi ti ama. Un caffè con la macchinetta oppure un tè senza fretta, ogni tanto ti concedi un piccolo  ristoro! “Grazie, tesoro!” Una telefonata imprevista, una e-mail a volte non vista, e poi a scorrere on-line una nuova lista. E il postino che ti suona o il vicino che ti rompe.  A volte c’è una  radio troppo alta  che disturba sempre quanto basta. La concentrazione è necessaria ma la situazione è sempre  varia. E il cane che abbaia, o il gatto che passa davanti allo schermo…”Stop,un po’ di calma!” Non ci sono orari fissi, come prima ritenevi avessero imposto certi “fessi”. E chi ha un bimbo che vuol mangiare e che è costretto ad aspettare?!… ma quanta fretta, un attimo "aspetta!"
Ma.. sei al lavoro (ufficio) o sei a casa? 
Niente pausa caffè ma la pausa la fai quando vuoi tu. Niente traffico alla mattina e risparmi con la benzina, niente chiacchiere in ufficio ma… non sai se è un beneficio. Niente maschere, mascherine e guanti, in casa siamo uguali tutti quanti. È l’impostazione del futuro che ci mette davanti ad un muro. Già, ma come sarà? Questa strana società non so dove arriverà! Dove ci porterà? Ormai il virtuale  è diventato adesso virale; adsl, tablet, smartphone, whatsapp, messenger, zoom, new-media e mille altre piattaforme, informatica ovunque…oh.."che confusione!",… ma se non c’è connessione ti senti perso, il tuo lavoro viene vanificato e vai nel pallone oh… che delusione! Telelavoro, home-working, lavoro agile è tutto il mondo del terziario che viaggia forte, dritto in un binario che non è quello di ferro ma quello virtuale chiamato sistema digitale. A volte questa strana  gratitudine rima però con solitudine … e allora affiora la malinconia pensando ai ricordi del passato dove tutto sembrava scontato. C’è uno strano isolamento che non sempre ti fa contento. Ma c’è sempre più voglia di contatti quelli veri e quelli sani più conosciuti come umani. E c’è voglia di fatti veri e concreti, quelli che hai sempre visto e da cui hai tutto imparato e ti hanno bene formato. Voglia di vedere e sentire voce vera,  di annusare profumi di vita vera, quelli che creano atmosfera da mattina a sera. E un inevitabile pensiero vola a quel mondo "vero" in cui si lavora ancora con le mani a tempo pieno, dove si prepara il quotidiano, il pane fresco fatto a mano ed il sale della vita, o importanti vari elementi che sono la base per noi esseri viventi.  E si rivalutano antichi mestieri, il falegname, il contadino e ancora molti artigiani  che in questa società  usano le mani. Chi lavora nel primario, chi progetta nel secondario o chi lavora in officina, nelle fabbriche o in cucina, nelle industrie della moda fino al grande mondo della scuola dove l'insegnante con vera passione svolge "dal vivo" la sua importante missione.  Allora, lo “Smart working” è davvero conveniente???

                                                                  Tiziano Astolfi





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lunedì 20 gennaio 2020

HAMMAMET di Gianni Amelio - RECENSIONE DI TIZIANO ASTOLFI © 2020

HAMMAMET di Gianni Amelio - film  
RECENSIONE DI TIZIANO ASTOLFI © 2020                  
20 gennaio 2020

Da alcuni giorni viene proiettato in tutte le sale cinematografiche italiane il film-documento “Hammamet”. Si può considerare un film difficile ma  interessante, che racconta gli ultimi sei anni della vita di Bettino Craxi, il politico italiano autodefinitosi esiliato oppure, per la magistratura italiana, rifugiato in Tunisia, ad Hammamet, nel 1994.  Accusato di finanziamento illecito e corruzione dopo tangentopoli, Bettino Craxi è perseguito da un'inchiesta giudiziaria  iniziata in Italia nei primi anni Novanta dal cosiddetto  "pool di mani pulite" capitanato dall'allora magistrato Antonio Di Pietro.  Nel film emergono molti elementi storici che possono essere compresi da un pubblico bene informato e soprattutto di età avanzata, che abbia appunto seguito con attenzione gli avvenimenti politici che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della vita politica italiana. Craxi, interpretato magistralmente dall'attore Pierfrancesco Favino sia per la sua  bravura che per l’ incredibile somiglianza fisica ottenuta da un eccezionale  team di truccatori, dopo un lunghissimo studio di sperimentazione, è messo a nudo nella sua fragilità di uomo,  di importante esponente del governo italiano nonché di politico di punta del partito socialista italiano alla fine della sua carriera. Nella proiezione, della durata di oltre due ore, Il regista Gianni Amelio attraverso una semi-cronologia di fatti vuole evidenziare alcune fasi della vita del segretario del PSI: dalla sua consacrazione come leader politico, osannato, ammirato, temuto, abbandonato e poi dimenticato ad alcuni avvenimenti che lo hanno classificato come l'unico politico italiano che ha saputo tenere testa agli  alleati americani nella famosa crisi internazionale di Sigonella del 1985. L'ambientazione del film è collocata in Tunisia, proprio ad Hammamet nella reale  tenuta dove Craxi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita con la moglie, la figlia Stefania e il nipotino. Riflessioni, ripensamenti  e analisi del suo operato politico vengono riproposti nei dialoghi che il "Cinghialone", termine che gli  fu affibbiato da vari satirici dell'epoca,  fa con un non ben definito "amico" politico, molto rispettato da lui ma  appartenente ad un partito diverso dal suo. Interessante la sequenza in cui un gruppo di turisti italiani curiosi, vedendo Craxi passeggiare lungo la riva del mare, si avvicinano e con tono arrogante e provocatorio  lo insultano pesantemente chiedendogli dove avesse  nascosto il denaro frutto degli illeciti da lui commessi. La scena ricorda inevitabilmente il famoso lancio di monetine da parte della folla inferocita all’uscita dell’ hotel Raphael a Roma all’inizio della sua vicenda  giudiziaria che segnò emblematicamente la fine della cosiddetta “Prima Repubblica”. Chiave di lettura del film rimane il continuo confronto di idee con il figlio di un compagno di partito che aveva previsto ed esposto al suo capo politico, allora arrogante e apparentemente invincibile, i guai futuri. Rimasto inascoltato e sbeffeggiato, fa una fine ingloriosa suicidandosi, inducendo così il figlio a perpetrare la sua vendetta mettendo Craxi alle strette. Ma quest’ultimo è troppo perspicace e astuto per farsi piegare; propone quindi al giovane di documentare le sue idee e i suoi terribili segreti, in cambio della vita, che nonostante tutto amava. Il giovane, tornato in Italia, appesantito da segreti che avrebbero potuto destituire l’ordine dello Stato, si abbandona alla malattia mentale. Ma, durante una visita della figlia del leader politico ormai scomparso, consegna  una videocassetta contenente la prova dei pesanti segreti raccolti alla ragazza perché li custodisca. Il carattere burbero, sanguigno e autoritario di Craxi viene sottolineato dal rapporto che ha con la figlia Anita (realmente Stefania) che mostra tenerezza e dedizione nell'accudire il padre ormai stanco e ammalato e dai contrasti con il figlio Bobo.Un bel film che fa riflettere e induce lo spettatore ad approfondire alcuni lati oscuri e ancora segreti della politica italiana, della magistratura, della imprenditoria e della realtà in cui affonda le radici l’attuale società italiana. 
                                                                Tiziano Astolfi


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sabato 6 luglio 2019

LE RAGAZZE/I CHE SI TATUANO, SANNO COS'E' L'EROTISMO? di Tiziano Astolfi © 2019


LE RAGAZZE O I RAGAZZI  CHE SI TATUANO, SANNO COS'E' L'EROTISMO?
di Tiziano Astolfi © 2019
 
Erotismo: il complesso delle varie passioni, degli istinti e degli atti dell'essere umano nei riguardi del sesso; accentuazione di motivi sessuali e delle manifestazioni  prodotte direttamente o indirettamente dal corpo. Così recita il vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli. Quindi erotismo vuol dire trasmettere sensazioni, anche involontariamente, ma soprattutto con il proprio corpo. A sostegno di questa tesi negli ultimi anni anche la lingerie, categoria di abbigliamento intimo soprattutto femminile,  ha avuto un notevole incremento, associata alla cosmesi per la cura del proprio corpo e al continuo proliferare di centri di benessere - i cosiddetti "Wellness".  Sedurre, stupire e piacere all'altro (o all'altra) è un modo di relazionarsi sempre più frequente e decisamente intrigante nell'attuale (e forse esigente) società contemporanea. Il fascino del corpo da sempre ha esercitato un grande interesse nell'arte, nella moda e nei costumi delle varie epoche. L'erotismo deve molto anche al senso della curiosità, ovvero al fascino provato nei confronti di un corpo che non è il proprio. Vedere e non vedere, immaginare e sognare è dunque la "missione" magica dell'erotismo. Ora immaginiamo un nudo di donna dipinto nell'arte classica o uno dei magistrali disegni di corpi femminili del maestro Milo Manara, o ancora  una foto di nudo femminile del maestro fotografo americano Edward Weston o del tedesco Helmut Newton  dove viene esaltata la purezza della forma e sublimata la bellezza della figura del corpo umano. Possiamo immaginare che sulle parti del corpo di queste opere vi siano dei segni, dei loghi, delle scritte ovvero dei tatuaggi?  Impossibile o estremamente difficile accettare una cosi innaturale alterazione dell'opera. Questo ce lo insegnano l'estetica e i molteplici studi sulla bellezza aurea, ma anche semplicemente il buon gusto. Ma allora, i ragazzi e le ragazze che, sempre più spesso, decorano ma forse è meglio dire "imbrattano" in maniera indelebile il loro corpo con segni, pseudo-disegni molte volte simili a macchie di colore spesso incomprensibili, cosa vogliono comunicare? Originalità? Voglia di distinguersi non accorgendosi di far parte di una "tribù" imposta dalla moda del tempo? Difficile immaginare che vogliano rivelare sensualità avendo alterato  la pura bellezza di un corpo naturale. Allora possiamo chiederci: ma questi ragazzi amanti del tatuaggio, sanno cos'è l'erotismo? Pare proprio di no.
                                                                         Tiziano Astolfi
 

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giovedì 3 gennaio 2019

VAN GOGH - SULLA SOGLIA DELL'ETERNITA' (film) recensione di TIZIANO ASTOLFI © 2019




VAN GOGH - SULLA SOGLIA DELL' ETERNITA'
film di Julian Schnabel  © 2019
 
 
recensione
di Tiziano Astolfi © 2019
 
Il  film, della durata di circa due ore e uscito in Italia il 3 gennaio 2019, racconta gli ultimi anni della tormentata vita del celeberrimo pittore olandese Vincent Van Gogh.  Il difficile rapporto con l'amico pittore Paul Gauguin e il morboso rapporto con l'amato fratello Theo sono l'asse portante del film-documentario,  fino al misterioso suicidio/omicidio  avvenuto alla  età di soli 37 anni. In questo film  il regista Julian Schnabel, cineasta e artista contemporaneo newyorkese, vuole sottolineare, con una  sua personale interpretazione, il tormento, la solitudine, l'inquietudine, l'angoscia, le ansie e i continui conflitti interiori che il genio indiscusso dell'espressionismo affronta nella sua breve vita. Per evidenziare tutto ciò , l'autore e sceneggiatore della pellicola,  ricorre a particolari riprese, a volte soggettive, ma molto spesso sfocate oppure a inquadrature molto mosse e,  se non si considera che sono volutamente eseguite  in questo modo,  si può  ben dire che sono inguardabili e dannose per gli occhi dello spettatore attento. Sebbene nelle intenzioni del regista vi sia la volontà di trasmettere cinematograficamente la "visione" e l'esecuzione veloce della pittura di Van Gogh, il continuo traballare delle immagini, per quasi tutta la durata del film, fatte in gran parte dalla macchina da presa  tenuta a spalla, risultano molto fastidiose e rasentano quasi il livello dilettantistico.  Peccato che al regista pittore, laureato in arte all'università di Houston (USA), sia sfuggito l'aspetto estetico e armonico dell'opera. Un film che poteva essere molto interessante per capire meglio la vita straordinaria di un genio incompreso,  ma che forse poteva essere arricchito da altri  importanti elementi non  citati nella pellicola; cosicché il film, pur avendo un forte potenziale comunicativo, è in parte rovinato dalla superficialità nella scelta del tipo di ripresa cinematografica.
                                                                 
                                                                               Tiziano Astolfi




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