film
di Julian Schnabel © 2019
Il film, della durata di circa due ore e uscito
in Italia il 3 gennaio 2019, racconta gli ultimi anni della tormentata vita del
celeberrimo pittore olandese Vincent Van Gogh. Il difficile rapporto con l'amico pittore Paul
Gauguin e il morboso rapporto con l'amato fratello Theo sono l'asse portante
del film-documentario, fino
al misterioso suicidio/omicidio
avvenuto alla età di soli 37 anni. In questo film il regista Julian Schnabel, cineasta e artista contemporaneo newyorkese, vuole
sottolineare, con una sua personale
interpretazione, il tormento, la solitudine, l'inquietudine, l'angoscia, le
ansie e i continui conflitti interiori che il genio indiscusso dell'espressionismo
affronta nella sua breve vita. Per evidenziare tutto ciò , l'autore e
sceneggiatore della pellicola, ricorre a
particolari riprese, a volte soggettive, ma molto spesso sfocate oppure a
inquadrature molto mosse e, se non si considera che sono volutamente eseguite
in questo modo, si può
ben dire che sono inguardabili e dannose per gli occhi dello spettatore
attento. Sebbene nelle intenzioni del regista vi sia la volontà di trasmettere
cinematograficamente la "visione" e l'esecuzione veloce della pittura
di Van Gogh, il continuo traballare delle immagini, per quasi tutta la
durata del film, fatte in gran parte dalla macchina da presa tenuta a spalla, risultano molto fastidiose e
rasentano quasi il livello dilettantistico. Peccato che al regista pittore, laureato in
arte all'università di Houston (USA), sia sfuggito l'aspetto estetico e
armonico dell'opera. Un film che poteva essere molto interessante per capire
meglio la vita straordinaria di un genio incompreso, ma che forse poteva essere arricchito da altri importanti elementi non citati
nella pellicola; cosicché il film, pur avendo un forte potenziale comunicativo, è in parte rovinato dalla superficialità nella scelta del tipo di ripresa
cinematografica.
Tiziano Astolfi
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