di Tiziano Astolfi © 2022
Salve, rughe della
natura, voi che togliete la luce del sole, presto alla mattina e nella quiete
della sera privando agli umani di questa terra di veder incantevoli tramonti, salve! Roteando il capo dal centro
della conca l'occhio attento e severo osserva la lunga catena frastagliata che tutta intorno avvolge l'intera comunità.
La luce dell'alba che tarda a venire è nascosta ad est da una gigantesca gobba simile ad un inquietante e oscuro mostro dormiente, detto il Colle, mentre ad ovest una cresta continua dal nome Mendola pone altrettanti limiti rendendo la durata della giornata più corta di quanto potrebbe. Il sottostante fiume di nome Adige, proveniente da nord, scorrendo nella medesima valle sfiora il capoluogo atesino e, proseguendo verso sud, accoglie dopo pochi chilometri l'altro fiume che circonda la città: l'Isarco. Salendo rapidamente a nord in postazione San Genesio, subito si accende incuriosito lo sguardo verso la zona meridionale dove la catena delle rughe lascia intravvedere... piccoli lembi dell' amata patria.
Per molti terra di transito, per giovani luogo di partenza, per anziani oasi di pace e tranquillità, per pochi luogo di meditazione ricordando la travagliata storia di questa terra di confine. Il pensiero metafisico affiora di tanto in tanto togliendo ogni limite imposto dalla strana e complessa società nella quale, alternandosi in tempi diversi, gli uni cercano di dominare gli altri.
Pur nato in questa piccola terra, incolta e chiusa non solo geograficamente, nasce spesso in me il desiderio di evadere verso l'estendersi della pianura dove il sole della sera allunga le ombre arricchendo la visuale di un magico mistero.
La lontananza rende il pensiero distante e a volte malinconico... l'aria, l’acqua, i ricordi d'infanzia, le antiche conoscenze mi legano a questa strana terra dalla quale bisogna sempre prima evadere, per desiderare poi di farvi ritorno.
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