LA RANA DI KIPPENBERGER
Come si sa, l’arte moderna non dà delle risposte ma pone delle domande. Sì, l’arte moderna ci insegna questo, sta all’osservatore rispondere o interpretare cosa vuol dire e qual è il messaggio che l’artista lancia attraverso le sue opere. L’ artista, nella nostra società moderna è libero di pensare e quindi di esprimersi come meglio crede, esattamente come recita l’art. 33 della Costituzione italiana, salvo poi intoppare nell’art. 21 dove sono vietate le manifestazioni contrarie al buon costume: si tratta allora di stabilire cos’è il buon costume e oggi, partendo dalla programmazione televisiva sia privata che, ancor peggio, quella pubblica di stato, è abbastanza difficile capire o stabilire cos’è il buon costume. Quindi libertà di pensare, di esprimersi, di chiedere e libertà di rispondere se si ha il coraggio o si hanno le idee chiare per spiegare onestamente il proprio pensiero. E’ ovvio che il clamore e la diffusione mediatica sulla esposizione della rana crocefissa (datata 1990) hanno prodotto effetti che vanno ben oltre le intenzioni dell’autore dell’opera. D’altra parte ci sono molti visitatori e anche qualche critico d’arte che, a torto o a ragione, ritengono che l’opera sia una simpatica e astuta mossa pubblicitaria studiata a tavolino o un ottimo spot per il Museion (forse più probabile). Se fosse questa seconda ipotesi, il valore dell’opera starebbe proprio in questo concetto. Evviva la “genialità” dell’artista! ma penso che sia difficile che ora Martin Kippenberger, l’autore dell’opera, possa ammetterlo. Personalmente tutto questo non mi interessa, vorrei andare oltre il semplice ma contorto quesito riguardante l’opportunità o meno di esporre l’opera, eventualmente questo aspetto riguarda esclusivamente il gallerista o il direttore di un museo. Io l’opera l’ho osservata attentamente e ho cercato di rispondere alle domande che mi ha posto. Mi sono avvicinato all’opera, ho teso l’orecchio per sentire bene le sue domande e mi sono sentito chiedere: “Credete che questa rana crocefissa sia il ritratto di Gesù secondo le ricerche religiose dell’autore o semplicemente sia l’autoritratto dell’autore dell’opera, come egli stesso amava definirla?”. Sinceramente non ho saputo rispondere anche perché non ho mai visto nè “fotografie” dell’epoca di Gesù né ho mai visto l’autore dell’opera. Ora mi piacerebbe chiedere all’artista chi dei due volesse rappresentare, a meno che non ce l’avesse con le povere rane, ma… attenzione, se fosse questa terza ipotesi allora interverrebbe immediatamente il WWF. Purtroppo l’autore dell’opera è morto ormai da undici anni e non mi può rispondere ma forse qualcun’ altro per lui … mi risponderà.
TIZIANO ASTOLFI
(Bolzano)
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